Aggiornato il Novembre 6, 2025 da clickcinema.it
Un sogno epico nato male
Quando nel luglio 2010 uscì The Last Airbender, M. Night Shyamalan sembrava pronto a tornare nel cinema dei grandi budget. Dopo Il Sesto Senso e Signs, il regista si era guadagnato la fiducia della Paramount per adattare Avatar: The Last Airbender, la serie animata di culto di Nickelodeon.
Il progetto era ambizioso: una trilogia live action dedicata ai tre “Libri” della serie – Acqua, Terra e Fuoco – con un budget da oltre 150 milioni di dollari e gli effetti speciali della Industrial Light & Magic.
L’obiettivo era lanciare un nuovo franchise fantasy per famiglie, ma il piano si infranse subito dopo il primo capitolo. Il motivo? Una miscela esplosiva di polemiche, errori creativi e scelte di marketing disastrose.
Casting e polemiche: il caso del whitewashing
Sin dai primi trailer, una parte della fanbase gridò allo scandalo. Le polemiche esplosero sul casting: molti personaggi della serie, ispirati a culture asiatiche e inuit, erano stati affidati ad attori caucasici, mentre i “cattivi” della Nazione del Fuoco erano interpretati da attori di origine indiana o mediorientale.
La polemica sulla “whitewashing controversy” travolse il film ancor prima dell’uscita, costringendo la Paramount a difendersi con comunicati ufficiali.
In parallelo, la critica cominciò a colpire il tono eccessivamente cupo e rigido del film, lontano dalla vivacità e dall’ironia dell’originale. Il linguaggio corporeo, la pronuncia dei nomi, la recitazione impacciata e il montaggio appesantirono un film che doveva essere per ragazzi ma risultava serioso e confuso.
Il verdetto della critica
Al momento dell’uscita, il 1° luglio 2010, la risposta fu devastante.
- Su Rotten Tomatoes, il film raccolse un misero 5% di recensioni positive.
- Su Metacritic, ottenne un punteggio di 20 su 100.
- Roger Ebert scrisse: “È un film che non riesce a comunicare nulla, né visivamente né emotivamente. È come guardare una scultura di ghiaccio sciogliersi lentamente.”
Anche i fan non perdonarono: la serie animata, considerata una delle migliori mai prodotte da Nickelodeon, era un equilibrio perfetto tra umorismo, filosofia orientale e avventura; il film sembrava ignorarne completamente lo spirito.
Il flop economico
Dal punto di vista commerciale, The Last Airbender non fu un disastro assoluto, ma un fallimento strategico.
Incassò 319 milioni di dollari nel mondo (131 negli Stati Uniti, 188 all’estero). Ma, con un budget vicino ai 280 milioni inclusi i costi di marketing, il margine reale fu minimo.
A peggiorare le cose, la conversione in 3D fatta all’ultimo minuto per cavalcare il successo di Avatar di James Cameron (uscito pochi mesi prima) si rivelò un boomerang: la resa fu mediocre, e il pubblico percepì l’operazione come un tentativo di imitazione.
Paramount aveva già registrato i domini per The Last Airbender: The Earth Book, ma nel 2011 il progetto venne ufficialmente congelato. Nessuna sceneggiatura, nessun casting, nessun via libera alla produzione.
Shyamalan in crisi
Per Shyamalan, il flop fu un colpo durissimo. Il regista era già reduce da due titoli accolti freddamente (Lady in the Water e The Happening) e The Last Airbender sembrò confermare il suo declino.
In un’intervista del 2013 con Indiewire, Shyamalan ammise: “Ero travolto da una macchina più grande di me. Il film doveva essere personale, ma è diventato un compromesso continuo.”
Dopo The Last Airbender, il regista sparì dai radar per qualche anno, fino a reinventarsi con produzioni più piccole e controllate come The Visit (2015) e Split (2016), segnando il suo ritorno alla forma.
Un’eredità controversa
Col passare degli anni, The Last Airbender è diventato quasi un “caso di studio” su cosa non fare in un adattamento.
Le sue scelte estetiche e narrative vengono spesso citate come esempio di scollamento tra fonte e trasposizione. Nel 2020, gli stessi creatori della serie originale, Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, raccontarono di non aver avuto alcun controllo creativo sul film e di essere rimasti “profondamente delusi” dal risultato.
Nonostante tutto, l’interesse per l’universo di Avatar non è mai svanito. Netflix ha prodotto una nuova serie live action (in uscita nel 2024), promettendo un approccio più fedele e multiculturale, con il pieno coinvolgimento dei creatori originali.
Il successo della nuova versione potrebbe chiudere definitivamente la ferita lasciata dal film di Shyamalan — o riaccendere il dibattito su come il regista di Unbreakable sia stato, forse, solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un epilogo amaro
Alla fine, The Last Airbender resta un caso unico: un progetto nato con ambizione e affetto, ma schiacciato da aspettative impossibili, compromessi industriali e un fraintendimento del materiale di partenza.
Shyamalan non ha mai più tentato un franchise di quella portata.
E forse è stato un bene: le sue opere successive, più intime e controllate, hanno dimostrato che la sua forza è sempre stata altrove — nelle atmosfere sospese e nei misteri domestici, non nelle battaglie epiche.
Netflix ha rilanciato il franchise con una nuova serie live action (in uscita nel 2024) fedele alla cultura e all’identità dei personaggi, con un cast multiculturale e un tono più vicino all’opera originale.
Shyamalan e il posto sbagliato al momento sbagliato
Oggi, a quindici anni di distanza, è facile rileggere The Last Airbender come l’errore giusto per un autore che cercava di reinventarsi.
Shyamalan non ha mai più affrontato franchise o universi espansi, ma ha ritrovato la propria voce nelle storie intime, claustrofobiche e imprevedibili.
Forse non era lui l’uomo giusto per un’epopea fantasy da centinaia di milioni, ma resta il merito di aver tentato qualcosa che Hollywood, allora, non era pronta a capire.
Scheda film
| Titolo originale | The Last Airbender |
|---|---|
| Regia | M. Night Shyamalan |
| Anno | 2010 |
| Produzione | Paramount Pictures / Nickelodeon Movies |
| Budget | 150–180 milioni USD |
| Incasso mondiale | 319 milioni USD |
| Rotten Tomatoes | 5% |
| Metacritic | 20/100 |
Il naufragio di The Last Airbender non fu solo un flop commerciale, ma un cortocircuito tra arte, industria e fandom.
Shyamalan cercò di dare spiritualità a un blockbuster, ma si trovò intrappolato in un progetto che aveva già tradito la propria essenza.
Il risultato? Un film ricordato più per ciò che avrebbe potuto essere che per ciò che è stato.
🎬 Curiosità e retroscena su The Last Airbender
1. Shyamalan scrisse il film da solo.
Nonostante la portata industriale del progetto, Shyamalan fu l’unico sceneggiatore accreditato. Inizialmente Paramount aveva previsto un team di scrittura, ma il regista insistette per firmare da solo l’adattamento. Secondo alcune fonti interne, ciò contribuì alla mancanza di equilibrio tra fedeltà all’anime e struttura hollywoodiana.
2. Il titolo “Avatar” fu cambiato all’ultimo.
Originariamente il film doveva intitolarsi Avatar: The Last Airbender, come la serie. Ma dopo il successo del film di James Cameron nel 2009, Paramount fu costretta a rinunciare al titolo “Avatar” per evitare confusione. Da qui il semplice The Last Airbender — una perdita pesante in termini di brand awareness.
3. Era pronta una trilogia completa.
Shyamalan aveva già tracciato la struttura di tre film:
- Book One: Water (il film del 2010),
- Book Two: Earth, che avrebbe introdotto Toph,
- Book Three: Fire, con lo scontro finale tra Aang e Ozai.
Ma dopo la pessima accoglienza del primo, la Paramount cancellò i sequel in silenzio, senza mai annunciare ufficialmente la fine del progetto.
4. Effetti visivi tagliati per budget.
Nonostante il budget altissimo, parte dei fondi fu dirottata sulla conversione 3D dell’ultimo minuto. Ciò costrinse la produzione a ridurre il numero di scene di bending (le manipolazioni degli elementi), che originariamente dovevano essere il cuore spettacolare del film.
5. Shyamalan difese pubblicamente il film per anni.
In diverse interviste tra il 2010 e il 2015, Shyamalan affermò di essere “orgoglioso” del film e di aver voluto realizzare una storia spirituale più che d’azione. Solo in seguito, ammise implicitamente di aver perso il controllo del progetto.
6. La nuova serie Netflix è un riscatto.
La serie live action prodotta da Netflix e prevista per il 2024 promette di restituire autenticità culturale e fedeltà narrativa all’universo di Avatar. Per molti fan, sarà il vero “The Last Airbender” che Shyamalan non è riuscito a realizzare.
