Amer (2009)

Aggiornato il Febbraio 17, 2011 da clickcinema.it

Film: Amer

Il prologo denota subito la padronanza di regia della giovane coppia formata dal francese Bruno Forzani e la belga Helene Cattet, qui all'esordio dopo una serie di corti, si tratta delle prime traumatiche esperienze della piccola Ana dentro la vecchia villa, un vero santuario dell'orrore, tra porte che si chiudono a chiave e occhi che osservano dal buco della serratura. Il viaggio della protagonista è un delirio di eros e thanatos distillato da visionari squarci in omaggio al Mario Bava de "I Tre Volti della Paura", il cadavere del nonno nella camera ardente, e "Suspiria" di Argento, i sospiri inquietanti e le parole sussurrate e incomprensibili al di là delle pareti, sino a giungere a momenti carichi di tensione come nei migliori jap-horror quando la piccola Ana si ritrova imprigionata in una stanza. Gli interrogativi su Ana iniziano a farsi strada, la realtà si mischia con l'allucinazione, compaiono nere figure indistinte, attacchi improvvisi portati per uccidere, fughe di corsa sulle scale e un fatto traumatico dal quale, forse, la piccola non si é più ripresa: l'accoppiamento della madre (Bianca Maria D'Amato) con un uomo, scena straordinaria segnata da un uso della fotografia denso e caldo, degno di un thriller italiano doc, e un montaggio frammentato come il riflesso di uno specchio scheggiato.

Non vi sono chiari riferimenti temporali, l'epoca si può identificare solo dagli automezzi (si intravedono però anche delle banconote in euro), di fabbricazione a cavallo degli anni 70 e 80, quando Ana mostra la sua acerba adolescenza a un gruppo di motociclisti si può presumere essere verso la fine dei 70's, in questa occasione viene a galla la confusione sessuale della protagonista, tutti gli uomini le appaiono come dei maniaci pronti a saltarle addosso, la ragazza è spesso muta e la condizione si ripercuote nel corso della pellicola, priva di dialoghi per buona parte della durata. Il montaggio e alcune inquadrature tendono a volte a essere troppo sperimentali, questa attitudine però serve a valorizzare la scena nel taxi, con l'adulta Ana (Marie Bos) in viaggio verso la vecchia villa, un morboso momento di desiderio bagnato di sesso e tensione tra la ragazza e l'inquietante conduttore, tutto giocato sull'ambiguità, gli sguardi e l'accelerazione del mezzo vista come la modulazione di un amplesso sessuale.

Grandissima l'ultima parte ambientata nella villa sul mare, si trova a Mentone in un luogo caro all'infanzia del regista Bruno Forzani, in cui le atmosfere thrilling esplodono in tutta la follia e con trovate a dir poco geniali, il suono prodotto dalla vibrazione di un pettine, mentre le scenografie opprimenti della struttura avvolgono la protagonista nella tenebra, la dimensione che aleggia sul finale, intramezzato da uno dei migliori omicidi scanditi da una lama di rasoio mai realizzati, nel prolungato stato di assedio in balia di un assassino dalle mani inguantate. Le citazioni a "Tenebre" (1982) e "I Corpi Presentano Tracce di Violenza Carnale" (1972) intanto si fondono alla perfezione in un climax di paura e bellezza estetica per un film di nicchia, quasi unico, difficilmente ripetibile, anche se in Francia qualcuno ci riprova (in arrivo "Il Gatto dal Viso d'Uomo") capace di evocare sensazioni ormai dimenticate, ma dall'eterna carica di fascino ipnotico. Bellissimo.

Tit. Originale:"Amer"
Paese: Francia
Rating:9/10

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