Dune (1984)

Aggiornato il Agosto 5, 2010 da clickcinema.it

 

Si riespira sin dai primi istanti un’aria mistica rafforzata dai pensieri interiori di tutti i personaggi, a turno e con voce off narrano i dubbi e le speranze che albergano nella loro mente, linee di monologhi sussurati a mezza voce che infondono pathos e intrigo su una vicenda complessa e ricca di protagonisti. Lynch poi ci mette del suo con immagini di incubi ricorrenti e flash pre-cognitivi del futuro, nel prologo resta scolpito il bel volto di Virginia Madsen ("Candyman"), la principessa Irulan, con il compito di introdurre la storia. Subito dopo compare una sequenza che già da sola vale l’intero film: l’arrivo, nel palazzo dell’imperatore Padishah Saddham IV, del messagero della Gilda, un mostruoso essere trasportato dentro un enorme vasca di contenimento accompagnata da strani uomini vestiti di nero, una visione incredibile mai vista prima. L’aspetto estetico-stilistico della pellicola è un ricercato e complesso lavoro di scenografia steampunk, la tecnologia è presente ma appare già vecchia e mal sopportata dagli uomini, i costumi sono magnifici (le tute del popolo Fremen) nei colori e il logorio dei tessuti, in futuro altri film, come "Dark City" (1998) e "The Chronicles of Riddick" (2003), prenderanno spunto per la creazione di simili suggestioni barocche-futuriste.

Dune

Il ruolo principale, Paul Atreides, è affidato a Kyle MacLachlan che di li a poco diviene uno degli attori-feticcio ("Velluto blu", "Twin Peaks") del regista, un bel volto poco espressivo ma ideale per trasmettere un distacco inusuale dell’eroe di turno, in fondo è difficile provare empatia per questo strano ragazzo dai poteri misteriosi, il resto del cast è una parata eccezionale di caratteristi, tra i quali anche l’italiana Silvana Mangano (Reverenda Madre Ravallo), Jurgen Prochnow (Duca Leto Atreides), Brad Dourif (Il computer umano DeVries), Max Von Sydow (Dott. Kynes) e la splendida Sean Young che, dopo l’apparizione in "Blade Runner" (1982), diviene una delle attrici cult del decennio nel ruolo di Chani, l’innamorata di Paul Atreides. Un discorso a parte meritano i villains di "Dune" capeggiati dal barone Vladimir Harkonnen (Kenneth McMillan), un disgustoso essere dalla pelle decomposta con tendenze (pedo)omosessuali costretto dentro una tuta hi-tech che gli permettere di librarsi nell’aria a piacimento, al suo fianco i due degni e violenti nipoti interpretati da Paul L.Smith (Rabban) e la rockstar Sting (Feyd-Rautha), quest’ultimo memorabile nel suo sguardo di lucida follia.

Grande sforzo dal punto di vista tecnico con la partecipazione, tra gli altri, degli specialisti in effetti speciali John Dykstra e Kit West, entrambi provenienti da "Guerre Stellari", in una scena di combattimento tra Paul Atreides e Gurney Halleck (il Patrick Stewart di "Star Trek Generation") vengono usate delle tute protettive bodyshields riprodotte in computer grafica, mentre per le creature meccaniche compare il nome di Carlo Rambaldi a cui si devono i mostruosi navigatori della Gilda e i vermi giganti del pianeta Arrakis, nel finale al centro di alcune delle sequenze più spettacolari di "Dune". La bella colonna sonora sinfonica è dei Toto (!) mentre il main-theme della profezia è firmato da Brian Eno. Penalizzato dai tagli produttivi e diversi cali di tensione "Dune" resta un’opera imprescindibile, un vero tuffo nella fantascienza più oscura e sognante.

Titolo Originale: "Dune"
Paese: U.S.A.
Rating: 8/10

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