Inferno (1980)

Aggiornato il Giugno 18, 2009 da clickcinema.it

La sceneggiatura della pellicola mostra a lungo andare delle fragilità che si traducono nello schematismo del finale, forse troppo simile al precedente “Suspiria” da cui vengono prese di peso anche altre intuizioni (per es. gli occhi che brillano all’improvviso in uno sfondo nero), “Inferno” resta comunque uno sfoggio tecnico di classe pura da parte di Argento che come direttore della fotografia si avvale, questa volta, di Romano Albani che vira la colorazione delle luci nelle tonalità del blu e del rosa, al contrario di “Suspiria” che abbracciava un caleidoscopio variegato. Per la colonna sonora i fidati Goblin (“Profondo rosso“, “Suspiria“) sono sostituiti da Keith Emerson che compone dei buoni pezzi, notevole il prog-rock di “Mater Tenebrarum“, senza comunque raggiungere i livelli imposti dal gruppo romano di Simonetti.

Film: Inferno

L’aiuto-regista è il giovane Lamberto Bava, nello stesso anno esordisce con “Macabro“(1980), a cui si deve probabilmente la collaborazione al film del padre Mario, il leggendario regista di “La maschera del demonio” (1960) nonché uno dei maestri dello stesso Argento, coinvolto nella realizzazione di alcuni set scenografici e accorgimenti negli effetti speciali (la sequenza dello specchio nel finale) che donano un tocco artigianale di alta fattura in una produzione allestita con grandi mezzi. Nel cast si segnala la presenza di una giovane Eleonara Giorgi, ottima e impaurita eroina, brevemente appare anche Gabriele Lavia già visto in “Profondo rosso“, ritorna anche Alida Valli (“Suspiria“) in un ruolo diabolico, piccole ma significative parti anche per Daria Nicolodi, una vicina di casa di Rose, e Leopoldo Mastelloni che interpreta il suo inquietante maggiordomo.

I protagonisti sono gli anonimi ma funzionali Irene Miracle (Rose Elliot), scelta anche per le sue doti di nuotatrice, e Leigh McCloskey (Mark Elliot), subentrato all’indisponibile James Wood. In “Inferno” si riflettono le fobie del regista per le parole sussurate o rese impercettibili e la presenza di insetti e animali che vengono utilizzati in alcune notevoli sequenze: l’attacco dei topi ai danni dell’antiquario Kazanian (Sacha Pitoeff), predisposto con centinaia di ratti veri(!). La strega al centro dell’attenzione, Mater Tenebrarum la più crudele, si svela nel finale con il volto di Veronica Lazar ma è la strega di Ania Pieroni (“Tenebre“), Mater Lacrimarum la più bella, che viene ricordata nonostante le fugaci apparizioni nei frangenti ambientati a Roma.

Inferno” delude ai botteghini al punto che Argento per il film successivo, “Tenebre” (1982), decide di tornare sui registri del giallo-thriller e tenere nel cassetto il progetto di un eventuale terzo capitolo che vede la luce solo in tempi recenti, nel 2007 con il titolo “La terza madre“, un’opera imbarazzante che descrive bene lo smarrimento creativo attuale di un regista incapace di risollevarsi da ormai troppo tempo.

Paese: Italia
Rating: 8/10

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