St. John’s Wort – Il fiore della vendetta (2001)

Aggiornato il Aprile 1, 2010 da clickcinema.it

 

"Il fiore della vendetta" svela lentamente una storia malsana, non del tutto chiara, ancora imprigionata nella vecchia casa che coinvolge la bella Nami, l’attrice Megumi Okina vista anche in "Ju On" (2002), costretta a fare i conti con un passato irrisolto e nebuloso riferito alla figura paterna, un pittore maledetto ormai scomparso che aleggia pestilenziale con le sue inquietanti opere impolverate appese alle pareti. Nami scopre anche grazie a una vecchia foto di avere una sorella gemella, Naomi, ma a complicare le cose è il rinvenimento di un cadavere mummificato in una stanza remota della casa che non sembra, come in un primo momento, abbandonata.

St. John's Wort - Il fiore della vendetta (2001)

La visione digitale domina in gran parte con riprese in video-camere a mano, che scrutano gli interni della casa come le soggettive dei tipici survival-horror alla "Silent Hill", vi sono inoltre i telefonini e computer portatili dei due ragazzi con i quali vengono aperti dei collegamenti internet, verso altri membri dell’equipe tecnica rimasti in città che, in poco tempo, tracciano una mappa della grossa magione per spuntare i luoghi già esplorati. Un altro rimando alle modalità dei videogame è il ritrovamento di alcune chiavi che permettono di aprire diverse porte chiuse, non mancano anche stanze segrete, in una di queste viene trovata una postazione monitor a circuito chiuso che tiene sotto controllo, tramite telecamere, tutti gli ambienti della casa, un particolare che era sotto inteso in precedenza per diverse inquadrature fisse in bianco e nero che ritraevano i protagonisti.

Per soddisfare appieno era necessaria, forse, una forte componente action a dire il vero del tutto assente a parte un breve inseguimento sulle scale, resta la considerazione che ai tempi risulta il primo vero esponente di un cinema-videogame-in-presa-diretta superato solo di recente dai vari "Rec" (2007) e "Cloverfield" (2008). Non è poca cosa per un’opera che riesce a mantenersi dentro il filone, prettamente tipico dell’horror giapponese, basato sul rancore e il dolore privato capace di scatenare il male sulla terra. Il finale si spinge in una doppia diramazione alternativa, come nei videogame, piuttosto azzardata e singolare che sottolinea, se ce n’era bisogno, l’influenza principe dell’opera prima del regista Shimoyama Ten, conosciuto in seguito meglio dal grande pubblico per il sopravvalutato action-fantasy "Shinobi" (2005). Tutto sommato un piccolo film da riscoprire.

Titolo Originale: "Otogiriso" (Giap.)
Paese: Giappone
Rating: 7/10

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